Le ultime uscite

Facebook ha un problema di fiducia. Proprio come noi. Naturalmente non si tratta solo di Facebook. La maggioranza schiacciante dei contenuti e servizi su Internet si basano su un solo modello: la pubblicità targettizzata fondata sui dati comportamentali e psicografici.

L’economia e le altre scienze sociali hanno manifestato una buona dose di pigrizia nel prendere consapevolezza del crescente distacco del funzionamento del mercato dai bisogni dalla società. Ora che abbiamo avuto esperienza di cosa è accaduto, possiamo forse meravigliarci del fatto che la fiducia nelle élite sia crollata?

Il web ha annullato i concetti del vero e del falso lasciandoci in una condizione di incertezza, nella quale ciò che è reale e ciò che invece è menzogna si annullano in un terzo, indefinito concetto, quello di verosimile, non equivalente né all’uno né all’altro, ma dotato del potere di disgregare la nostra società.

Il cambiamento climatico non è una scoperta recente. Mike Davis racconta la storia del principe anarchico, geografo e scienziato Pëtr Kropotkin, le cui teorie sul progressivo e catastrofico inaridimento delle zone interne dei continenti, a lungo ignorate dalla comunità scientifica dell’epoca, avevano in gran parte anticipato quello che sarebbe stato uno dei temi più urgenti della nostra epoca.

Non sono le macchine a essere come noi, ma siamo noi a pensare come e con le macchine. Quest’idea è sufficiente per concludere che la dicotomia – mente umana o mente artificiale – è falsa. C’è un continuum di menti, di intelligenze, che vanno dall’umano all’umanoide, dal naturale all’artificiale. E l’artificiale, prodotto da entità naturali sui generis come sono gli esseri umani, è tutto sommato un pezzo di natura, no?

Dal #MeeToo al #BlackLivesMatter, la rete negli ultimi anni ha mostrato come emozioni e social media possono generare movimenti che poi hanno impatto su vita reale e opinione pubblica. Un’analisi tra social, emozioni e solidarietà connessa.

Tribù eravamo e tribù ritorneremo? Abbiamo sempre creduto che il nuovo è per definizione migliore, ma se si analizzano gli usi e costumi dell’uomo moderno si capisce quanto questo concetto sia del tutto sbagliato. Il linguaggio e il modello sociale in cui viviamo non stanno davvero andando avanti, anzi è sempre più chiaro che la tribù, da passato, può farsi ragionevolmente futuro.