L’ibrido, il mostro, la chimera sono creature del limite che vivono perennemente sulla soglia della nostra coscienza. Ed è proprio in questa zona oscura, che sfugge continuamente alla norma e al razionale, che si producono le più meravigliose creazioni. Per questo abbiamo voluto dedicare questo nuovo numero di LMDP – La meraviglia del possibile al concetto di mostro e di prodigio, simbolo di tutto ciò che sfida i limiti del pensiero normalizzato e socialmente accettato: il mostro inquieta (unheimlich) proprio questo questo, dal momento che fa la sua irruzione improvvisa, ‘mostrandosi’, quando sarebbe bene che rimanesse celato, nascosto.
Demoni, mostri e altri prodigi: mitologia del limite
Cosa c’è di più strano del nostro rapporto con le nostre creazioni? È qui che si collocano diversi saggi, che ci chiedono, per esempio, se dovremmo rapportarci all’IA come genitori con un bambino prodigio, o, ancora, se la tecnologia non sia che uno specchio, un amplificatore che ci ammonisce e ci accusa delle nostre profonde paure. L’indistinzione segue anche il filo della specie, che non separa solo umano e non umano – il mostro non è solo l’altro, il mostro a volte siamo noi. E così seguiremo grazie a un’archeologia letteraria ciò che ha fatto sì che fra diverse specie di homines ne rimanesse solo una. Avanzando di poco, cronologicamente, evocheremo il demone sumero Pazuzu – dalla sua funzione mitologica alla sua duratura possessione della cultura pop contemporanea. E ancora, il limes di tutto ciò che è altro, affrontando ciò che vuol dire mostro o prodigio, per una cultura che purtroppo viene spesso neutralizzata da questi stessi attributi. Dalla mitologia ai movimenti queer seguiremo la meravigliosa faglia di indistinzione nella cultura islamica, o, altrove, in altri saggi, le implicazioni sociologiche dell’ibridazione e alla mostruosità ambivalente degli Stati sovrani. In breve queste pagine, questa argilla, sono tutto ciò che speravo che fossero: qualcosa di diverso, qualcosa di strano, e quindi più bello. L’alchimia prodigiosa di un’argilla che vuole diventare testo, e un testo che vuole diventare argilla.
(Parole di argilla, Editoriale di Daniele Rosa)
Il mostro è roba quotidiana, dalle storie per bambini fino alla cronaca nera che leggiamo tutti i giorni sui quotidiani. Ma c’è qualcosa di più. Ancora una volta il linguaggio ci viene in aiuto, soprattutto l’etimologia, intesa quale magazzino perpetuo del sapere umano: il monstrum latino, infatti, è anche il prodigio, quindi non è solo una bizzarra creatura portentosa, spesso considerata malevola verso gli uomini, ma una manifestazione considerata soprannaturale. Nel III libro dell’Eneide Virgilio impiega la parola monstrum per riferirsi a Polifemo, ma anche per indicare la pianta cresciuta sopra il cadavere insepolto di Polidoro. Inoltre, il termine monstrum deriva dal verbo monere, una parola che indica l’azione dell’ammonimento, del monito. Il mostro, dunque, è anche un segno che dice qualcosa, si fa portatore di un messaggio o di un avvertimento. Che sia bestia feroce, esotica, antica, o che sia un prodigio, è certamente espressione di un significato, di un messaggio sovrannaturale che apre verso un’altra dimensione del possibile. Quell’innaturale che si accompagna facilmente con l’orrendo.