La società della ricompensa è il primo libro di Adrian Hon tradotto in italiano che affronta una delle tematiche più urgenti per la nostra società: il processo di gamification che sta investendo le nostre vite. Il gioco, inteso come metodo per rendere divertenti attività solitamente noiose e impegnative, può avere infatti un ruolo cruciale nella società, non solo nell’ambito dell’istruzione e della formazione – come già scrivevano Locke e Rousseau –, ma anche nel lavoro e nella partecipazione democratica. La gamification, ovvero l’applicazione dei meccanismi tipici dei videogiochi a contesti non ludici, può apportare grandi benefici, stimolando la curiosità, il piacere della sfida e migliorando la capacità di risolvere problemi complessi. Tuttavia, alcune caratteristiche dei giochi, come le strutture basate su obiettivi e ricompense, possono favorire la ripetizione o addirittura la compulsione e possono essere utilizzate con scopi meno nobili, come il mero profitto o, nei peggiori casi, la manipolazione comportamentale a fini politici. Questa “gamification di sfruttamento” potrebbe diventare ancora più pervasiva con l’avvento di nuove tecnologie come la realtà aumentata, i dispositivi indossabili e il metaverso.
La società della ricompensa e i due volti della gamification
Questo libro esplora le due facce della gamification: quella che aiuta l’umanità e quella che può danneggiarla, mostrando come una conoscenza adeguata, insieme a politiche appropriate, possa limitare l’impatto negativo della seconda. L’obiettivo è restituire alle persone strumenti potenti e positivi di evoluzione e crescita: il gioco e il divertimento.
«Gamificare un’attività per renderla divertente e soddisfacente è più difficile che farlo in modo generico. Solo quando vedremo noi stessi e gli altri come esseri umani riusciremo a creare una gamification che tratta i giocatori come esseri umani: fallibili, propensi alla distrazione, volubili, bisognosi di una guida e di una struttura, ma al tempo stesso infinitamente imprevedibili e sempre capaci di cambiare e crescere per propria volontà.»
ADRIAN HON
«Adrian Hon non è un luddista nè un moralista, e questo conferisce alla sua critica mordente e autorevolezza… illuminante e convincente.»
THE NEW YORK TIMES