Spesso si è sentito parlare di guerra economica, intesa come quell’insieme di pratiche adottate dagli Stati per piegare o comunque indebolire economicamente Paesi rivali o concorrenti. Raramente si è prestata attenzione all’infrastruttura concreta che risiede alla base di qualsivoglia guerra economica. Quest’ultima, infatti, si sviluppa per mezzo di leggi, regolamenti, provvedimenti statali. Si tratta di un intero armamentario giuridico finalizzato al raggiungimento degli scopi geoeconomici e, quindi, geopolitici. La guerra economica, in questo senso, non è altro che l’effetto di una guerra combattuta con le armi del diritto.
Il diritto come arma geopolitica degli Stati
L’uso geopolitico del diritto non concerne solo le pratiche offensive volte a indebolire i Paesi rivali, bensì attiene anche a tutto quel complesso di normative protettive adottate dai diversi Stati per tutelare i propri settori strategici. È una partita che si gioca sia in attacco sia, soprattutto, in difesa, ad esempio impedendo a imprese legate a realtà ostili di entrare nel proprio mercato domestico. Questa guerra è combattuta, in primo luogo, dagli Stati. È in capo a questi soggetti, così come emersi secondo il (convenzionale) paradigma vestfaliano (1648), che risiede il potere, in ultima istanza, di adottare tali misure, avendo gli stessi il potere dell’eccezione e sull’eccezione, nascosto tra le innumerevoli clausole di sicurezza e interesse nazionale disseminate nei vari ordinamenti. Questo, sia chiaro, non significa che gli Stati si muovano solitari nello scacchiere globale: come si vedrà, vi sono anche le grandi imprese con le proprie esigenze – non per forza sempre in accordo con la realtà statuale di riferimento – così come entità sovranazionali, si pensi all’Unione Europea, in grado di porre diversi limiti agli Stati che le partecipano. La tesi di questo libro suggerisce però che, in ultima istanza, il potere è sostanzialmente statale: lo si chiamerà il potere sovrano. Questi ultimi anni di crisi, caratterizzati dal paradigma dell’emergenza, hanno messo in chiara luce, a parere di chi scrive, tale realtà. L’uso da parte degli Stati del diritto per affermare il proprio potere si muove su diversi fronti e, per quanto attiene soprattutto alla competizione tra Stati rivali, rimane latente anche tra Paesi alleati; se la soggettività ultima da tutelare è, come si diceva, quella statale, ogni bandiera tende e tenderà sempre a salvaguardare, in primo luogo, i propri interessi. Questo significa che non vi è da stupirsi se le armi giuridiche vengono utilizzate anche all’interno della alleanza atlantica, ad esempio tra Stati Uniti e Paesi europei, oppure tra Stati membri dell’Unione stessa, come Francia e Italia.