Raccontare il Nordest che cambia. Togliere un po’ di polvere dall’immagine del territorio, rimasta cristallizzata dagli anni del boom economico. Ma, soprattutto, verificare che cosa è rimasto vivo del modello di impresa che germogliò spontaneamente, tra gli anni Settanta e Ottanta, da una cultura contadina e che si moltiplicò in uno straordinario effetto imitativo, dando vita a un tessuto produttivo di successo globale, radicato e organizzato nei distretti. Raccontare il nuovo Nordest, a volte colto in piena transizione, a volte plasmato decisamente da nuovi connotati. Questa la missione con cui è nato questo libro.
L’industria turistica: la cultura come modello trainante
Già da qualche tempo i dati ci dicono che la prima industria del Nordest è il turismo nelle sue diverse declinazioni, col turismo culturale che svetta, e se aggreghiamo i comparti vicini possiamo ben dire che il sistema della cultura garantirà sviluppo economico duraturo. È possibile misurare questo sviluppo? E possiamo dire che il paesaggio, le bellezze artistiche e ambientali hanno un ritorno economico tale per cui un euro speso per la tutela e la valorizzazione di questi valori produce molta più ricchezza per l’intero territorio? Una recente indagine della Boston Consulting Group, seppur relativa al solo sistema museale statale, ha dato una risposta più che positiva a queste domande, dimostrando come gli investimenti attuali in tale ambito “fruttino” alla comunità nazionale 27 miliardi di euro, pari all’1,6% del prodotto interno lordo e che un eventuale incremento del 5% degli investimenti potrebbe portare a oltre 40 miliardi annui la “resa” del sistema culturale italiano- Gli economisti della cultura da tempo confermano queste cifre, sottolineando come, se accanto agli investimenti pubblici per il settore si avessero altrettanti investimenti da parte dei privati, il sistema culturale nazionale porterebbe a una crescita del prodotto interno lordo di almeno tre punti percentuali all’anno. Anche i dati empirici – e, in quanto tali, scientificamente non rilevanti – danno i medesimi segnali.
Identità e coesione sociale
Certo, la cultura crea sicuramente reddito ma non può essere misurata solo in questo senso: la cultura è fattore di identità e coesione sociale e proprio per questo, nel lungo periodo, contribuisce a rendere un territorio più combattivo anche economicamente. Dunque è ormai un dato di fatto che il sistema della cultura, nell’economia dell’Italia e appunto in questa parte rilevante, risulta sempre più un asset strategico. Siamo consapevoli – come l’autrice di questo libro ben evidenzia – che il particolare modello imprenditoriale del Nordest, che sfugge a classificazioni, affonda le sue radici, più o meno consapevolmente, proprio nella storia assolutamente originale legata all’arte e alla bellezza. Più o meno consapevolmente abbiamo detto: perché sembra che ci sia uno iato tra gli straordinari esempi del passato – che ora fanno parte di un’economia, per così dire, contemplativa – e la realtà di oggi. Non è un caso che nel Nordest abbiano vissuto e lavorato nel corso dei secoli personalità che nei diversi ambiti hanno lasciato sia testimonianze materiali di eccellenza con le loro opere (valore materiale), sia delineato un percorso creativo di straordinaria forza (valore immateriale), che è andato ben oltre i confini regionali e nazionali, di fatto esportando nel tempo modelli di cui ancora oggi gli esempi materiali sono straordinariamente presenti in ogni dove, oltre a quelli intangibili.
Dalla povertà assoluto allo sviluppo propulsivo del territorio
Spostandoci sul versante della storia più recente del Nordest, partendo dal secondo dopoguerra, si è passati da una povertà assoluta, con una forte emigrazione, a periodi più recenti di agiatezza, da una società dedita al primario allo sviluppo impulsivo, sia della manifattura che dei servizi. Tutto questo ha prodotto ricchezza ma anche generato forti criticità proprio su quel bene assolutamente unico e irripetibile che è il territorio col suo paesaggio particolare. Contemporaneamente, la grande trasformazione strutturale alla fine del secolo scorso, col rimescolamento globale, ha prodotto un forte cambiamento nella società del Nordest. Una trasformazione silente ma nello stesso tempo impetuosa, anche per effetto delle sensibilità culturali di chi proviene da altri mondi, con i nuovi italiani destinati a intersecarsi in quel modello. La consapevolezza di un cambiamento dirompente che frantuma certezze acquisite è uno dei temi sui quali bisognerà riflettere per trovare il bandolo della matassa, perché la consapevolezza permette di governare il cambiamento e trarne il meglio.