“Magistrale, senza tempo, splendidamente scritto… Siedentop ha raggiunto un risultato straordinario: spiegare noi stessi a noi stessi”
(Douglas Murray, The Spectator)
“Possiamo ancora definire l’Occidente in termini di credenze e valori condivisi, nello specifico credenze e valori liberali?”, si chiede Larry Siedentop nel suo nuovo saggio. Il cuore del problema, per il filosofo allievo di Isaiah Berlin e professore del Keble College, Università di Oxford, sta nel fatto che “agli occhi dei fondamentalisti islamici e di non pochi occidentali, ‘liberalismo’ è uguale a non-credenza o peggio, a ‘indifferenza’, ‘permissività’, se non ‘decadenza’”. Ma come si è arrivati a questo punto. E l’accusa ha qualche fondamento?
La cultura occidentale è fondata su credenze condivise che, a differenza di altre, privilegiano l’idea di eguaglianza. Sul primato di questa idea si basano lo Stato secolare e l’idea di diritti “naturali”. Il cristianesimo, secondo Siedentop, ha giocato un ruolo decisivo in questo processo. L’idea che liberalismo e secolarismo condividano un fondamento religioso comune non è tuttavia sempre accettata – anzi, proprio la separazione tra Stato e Chiesa, primo grande obiettivo della tradizione liberale, sembra aver distolto l’attenzione da queste radici religiose.
Inserendosi nel dibattito ormai da tempo uscito dalle aule universitarie sulla apparente fine dell’identità occidentale, anche i fronte al terrore fondamentalista, Siedentop presenta una nuova, radicale lettura delle origini del liberalismo e del pensiero europeo e occidentale che sfida direttamente le narrazioni convenzionali ed è già considerato un nuovo classico del pensiero.