L’economia del mangiare e del bere è il nostro petrolio. L’industria agroalimentare italiana è infatti un formidabile asset per il nostro Paese, un settore che come pochi contribuisce alla diffusione dell’identità italiana nel mondo. Fernanda Roggero ha selezionato e raccolto undici storie che, dal cuore delle Dolomiti a Pantelleria, raccontano di una varietà di gusti e sapori che nessun altro Paese al mondo può vantare. Prodotti di nicchia per cultori dell’eccellenza accanto a una produzione industriale di grande qualità, sempre più attenta ai temi della sostenibilità e al sostegno delle realtà territoriali. Fuori menu è la storia della passione, lungimiranza e coraggio di undici aziende che hanno rivoluzionato il gusto made in Italy e un sorprendente viaggio in Italia alla scoperta di successi come le super premiate bollicine Ferrari, la red valley del pomodoro Mutti, il caffè Illy, il miele artigiano Thun, gli spaghetti gourmet Felicetti, i cru di Parmigiano Gennari, e ancora, il panettone “digitale” Loison, le chiocciole Metodo Cherasco, la grappa Nonino, l’apertura al mondo del vino siciliano di Donnafugata e il riso gastronomico Acquerello. Fuori menu è anche il racconto di come aziende diverse, per grandezza, strategie e prodotti, possano essere accomunate da un’unica grande missione: proiettare nel futuro il gusto made in Italy.
“Il made in Italy racconta quel che cambia e quel che resta del nostro Paese meglio di qualsiasi libro di storia. Perché della storia restituisce la trama vivente, quella incarnata nel fare e nel saper fare, quella che ci fa essere ciò che siamo, che nutre quotidianamente e silenziosamente la nostra identità e il nostro gusto del bello e del buono. Ecco perché si avrebbe torto a considerare il mondo dell’Italian Food una faccenda da soli gourmet, o da gastromani. Perché, in realtà, fotografa quella capacità di trasfigurare la povertà in tipicità che ha fatto dell’Italian Food un mito planetario, l’immagine stessa della gastronomia del futuro. In grado di nutrire il pianeta senza depredarne le risorse”.
Marino Niola