Come Tinder, le prime bettole e sale da ballo aperte dalle classi lavoratrici che inondarono le città erano una specie di social network. Un bar, del resto, è ancora oggi una tecnologia di dating che continua a funzionare egregiamente: riunisce diversi estranei in uno stesso spazio delimitato e permette loro di entrare in relazione. Inoltre, struttura anche i modi possibili in cui possono interagire. In questo senso, le strade che circondavano i caseggiati popolari iperaffollati dove vivevano i primi dater erano piattaforme, proprio come Internet. Nella loro sregolatezza, assomigliavano al World Wide Web degli inizi. Negli anni Novanta, poi, siti come i “servizi per adulti” di Craigslist e Backpage diventarono famosi perché permettevano a chi voleva comprare sesso di trovare persone che lo vendevano. Alla fine, però, le forze dell’ordine fecero chiudere queste pagine. Tuttavia, da quel momento, le nuove tecnologie digitali continuarono a creare nuove tipologie di transazioni erotiche.
La storia del dating e l’intreccio con il lavoro
La storia del dating ha avuto inizio quando le donne iniziarono ad uscire di casa, dalla propria e da quelle altrui, dove faticavano facendo le schiave e le serve, e si trasferirono nelle città dove, di fatto, presero a fare lavori mescolandosi con gli uomini in diversi contesti situazionali. Pensiamo, ad esempio, a quanti uomini poteva incontrare ogni giorno una commessa che lavorava da Lord & Taylor negli anni Dieci del Novecento. Cominciamo a capire la sensazione di possibilità romantiche che andare a lavorare nelle grandi città suscitava. Il modo di lavorare delle persone ha sempre determinato il modo in cui funzionano gli appuntamenti. Ma il dating non è soltanto influenzato dal lavoro. Il dating è lavoro in senso stretto. Da una parte, si tratta di un lavoro prettamente fisico. Prendiamo tutte le cose che secondo le riviste patinate una donna etero deve fare per essere desiderabile: comprare bei vestiti, fare esercizio per riuscire a entrarci, mangiare sano e prendersi cura di sé. Tutto qua? No di certo: laccarsi le unghie, depilare il corpo, truccarsi il viso, fare la messa in piega ecc. Tutto questo si traduce in un costante sforzo sulla propria produttività e lavoro, ovviamente, per guadagnare più soldi. I soldi che sono necessari per poter pagare tutto questo trattamento di seduzione ed attrattività. E poi c’è il lavoro di ultima generazione, quello digital: a tutte viene consigliato di creare e monitorare profili online sui siti di dating e di mantenere una presenza vincente sui social network. I loro sforzi non finiscono qui. Il lavoro del dating non è solo fisico. È anche un lavoro di tipo emotivo. Un lavoro, in ogni caso, non da poco. Infatti, bisogna lavorare davvero per presentare una versione di sé stessi in grado di incantare un estraneo. La parte più difficile, forse, è far sembrare che sia naturale. Il fatto che il dating sia un lavoro non è necessariamente negativo. Del resto il lavoro è il modo in cui plasmiamo il mondo che ci circonda. Il desiderio è l’occasione che ciascuno di noi riceve alla nascita per legarci agli altri e rendere nuovo il mondo che condividiamo.
L’amore come stage non retribuito
Non esiste vita migliore di una vita trascorsa nel lavoro d’amore, a sforzarci non perché dobbiamo, ma perché crediamo che quello che stiamo creando sia prezioso e vogliamo che esista. Eppure, dato che la nostra cultura tende a fraintendere la natura del lavoro e dell’amore, sottovalutiamo entrambi. Se il matrimonio è il contratto a tempo indeterminato che molti sperano ancora di ottenere, spesso il dating sembra la forma peggiore e più precaria del lavoro contemporaneo: uno stage non retribuito. Non puoi essere sicura del risultato finale, ma puoi tentare di fare esperienza. Se hai un aspetto attraente, magari puoi ottenere un pranzo gratis.