Proponiamo un estratto da I cancelli del cielo. Economia e politica della grande corsa allo spazio 1950-2050 di Alessandro Aresu e Raffaele Mauro. Il pianeta è nel pieno di una nuova corsa spaziale, dopo quella che ha impegnato gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica e ha costruito l’impalcatura tecnologica e l’immaginario del nostro mondo. Ora la conquista dello spazio coinvolge anche la Cina. Dalla Luna alla Stazione Spaziale Internazionale, dai satelliti a Marte, la frontiera spaziale è in continuo movimento: questo libro cerca di capirne e di analizzarne le direzioni.

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Associamo spesso lo spazio alla sua storia passata e alle missioni originate nell’epoca della Guerra fredda. Sembra che la “voglia di futuro” abbia un sapore retrò e le narrazioni della corsa allo spazio sembrano qualcosa di superato. Tuttavia, il quadro oggi è cambiato profondamente e sono presenti dei fattori di accelerazione che ci fanno parlare sempre di più di “new space economy” o “spazio 2.0”. Dobbiamo considerare con attenzione il peso di questi fattori, anche nella nuova corsa allo spazio dominata dalla tensione tra Stati Uniti e Cina e dallo schieramento dei restanti attori.

L’economia legata all’industria spaziale vale secondo la stima della Space Foundation circa 420 miliardi di dollari, di cui 336 miliardi di origine propriamente commerciale. Il settore è in crescita costante da oltre un decennio e, secondo le stime di Morgan Stanley, potrebbe raggiungere il valore complessivo di oltre mille miliardi di dollari per il 2040. In Italia per esempio, nel 2018, aveva un valore di produzione di circa 2 miliardi di euro e presentava oltre 7.000 addetti specializzati in tutta la filiera, nel 2019 invece è possibile stimare 13 miliardi di euro e 64 mila addetti, se si considera il settore aerospaziale nel suo complesso. Sono presenti numerose correnti profonde che caratterizzano questo cambiamento. In primo luogo, il peso sempre più elevato del settore privato, sospinto da diversi fattori abilitanti legati all’utilizzo commerciale e alla profittabilità potenziale delle missioni spaziali. Il cambiamento qualitativo riguarda anche la tipologia di attori coinvolti, con un ruolo crescente di imprese ad alta crescita di costituzione relativamente recente.

Queste ultime, lo vedremo più avanti, hanno innestato nuovi semi di velocità, efficienza, creatività e ambizione in sistemi che erano ingolfati nella stagnazione burocratica. In secondo luogo, si può notare come siano sempre di più i Paesi dotati di accesso allo spazio e che a vario titolo hanno acquisito la capacità di sviluppare hardware, in particolare satelliti, per tutelare i loro interessi economici e militari. Le nazioni più avanzate si stanno impegnando per avere capacità autonoma sulle tecnologie chiave, come ad esempio i lanciatori – che ricordiamo essere il termine tecnico per indicare i razzi in grado di trasportare cose e persone in orbita – ed i sistemi di posizionamento, arrivando nei casi più estremi alla creazione di nuovi programmi per l’esplorazione spaziale sia umana che robotizzata. In questi casi il driver non è l’interesse militare o l’interesse economico diretto ma subentrano fattori come l’orgoglio nazionale, il soft power – la capacità di costruire credibilità per il proprio sistema politico di riferimento – e la proiezione geopolitica di lungo periodo.

Per poter abilitare il settore privato sono necessari un punto di vista sistemico e la costruzione di capacità, che va dalla ricerca e sviluppo fino al disporre di sistemi e infrastrutture abilitanti, con una prospettiva in grado di coniugare la scala dimensionale con l’orizzonte di lungo periodo. Questo accade grazie al lavoro delle agenzie spaziali, delle nuove agenzie militari e in generale grazie ai piani di lungo periodo che hanno la lungimiranza di inserire questo settore tra le priorità.

La nuova corsa allo spazio delle grandi potenze, al momento attuale con picchi di competizione tra Cina e Stati Uniti, va inoltre a fornire una leva stabile di incremento della domanda di prodotti e servizi da parte del settore pubblico. Si pongono quindi i presupposti, sia da parte degli attori privati che da parte delle istituzioni pubbliche, di un probabile ciclo di crescita per l’economia legata allo spazio.

Da un punto di vista tecnologico esistono inoltre numerosi fattori abilitanti, come ad esempio la riduzione progressiva del costo medio per il lancio di carichi in orbita, la nascita costante di nuove applicazioni terrestri abilitate dalla tecnologia spaziale, la capacità di costruire hardware in modalità low cost e l’aumento dell’intelligenza dei dispositivi elettronici, con nuove leve di efficienza fornite dall’intelligenza artificiale e dalla data science. La nuova economia dello spazio si sta inoltre trasformando in un vero e proprio elemento di accelerazione dell’economia globale, come Internet alcuni decenni fa. All’inverso, è un settore che si nutre della crescita dell’economia digitale, che è oggi uno dei suoi volani di crescita con l’espansione dello spettro di applicazioni che si appoggiano ai sistemi di telecomunicazione, posizionamento e osservazione legati alla tecnologia spaziale.

Il movimento ascendente non riguarda soltanto le infrastrutture spaziali propriamente dette, come satelliti, razzi o stazioni, ma sempre di più tocca ambiti di impatto come la tutela dell’ambiente, il funzionamento dell’internet delle cose, la biomedicina e molto altro. L’innovazione tecnologica in questo settore non è in contrasto con altri obiettivi socialmente perseguibili, anzi spesso ne è un catalizzatore, come nel caso della lotta al cambiamento climatico.

Un altro fattore rilevante della space economy è che non sono coinvolte soltanto grandi aziende nel settore aerospaziale, come le classiche Lockheed Martin, Northrop Grunman, Arianespace, Boeing o Airbus, ma anche molte startup come quelle dei cosiddetti “baroni dello spazio” come Elon Musk, Jeff Bezos o Richard Branson, persone che hanno fatto fortuna in altri settori ma che hanno intuito le potenzialità della space economy.

Soprattutto, è presente una grande quantità di nuove imprese e startup che dal basso stanno costruendo un’intera nuova industria, intervenendo in tutta la filiera dei prodotti, dei servizi e dei processi, molte delle quali presenti anche in Italia. Questa nuova filiera interagisce con le agenzie pubbliche, con le università e con i centri di ricerca tra dizionali, costruendo nuove interazioni e nuove possibilità. Per esempio, l’ascesa di SpaceX può essere analizzata anche attraverso i suoi effetti sui cambiamenti organizzativi e gestionali della NASA.

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La sfida dello spazio aumenta di rilevanza e spesso non c’è consapevolezza collettiva dei progressi che sono in corso che, come anticipato, non si sono certo fermati agli anni ’70. La dismissione del programma Shuttle, a fronte dei costi e degli incidenti, ha infatti creato un “vuoto di immaginazione” che, come abbiamo visto, è anche diventato un vuoto geopolitico. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che c’è sempre qualcosa di interessante che accade in orbita, più di quanto riusciamo normalmente a immaginare. Basta pensare al fatto che da 21 anni, grazie alla Stazione Spaziale Internazionale, c’è sempre in modo continuativo qualche essere umano nello spazio.

Nella storia ci sono stati ben 600 persone che hanno volato nello spazio,116 definiti come chi è stato in grado di andare oltre la linea di Kármán a 100 chilometri di altitudine,il più giovane di 25 anni e il più anziano di 77 anni se ci limitiamo al volo orbitale, il più giovane di 18 anni e il più anziano di 90 (per la precisione William Shatner, meglio noto come Capitano Kirk nella famosa serie Star Trek, grazie a un volo di Blue Origin) se includiamo il volo suborbitale. 24 persone hanno superato l’orbita terrestre e 12 sono state sulla Luna.

La persona che è stata più a lungo nello spazio, Valeri Polyakov, ci ha trascorso continuativamente ben 437 giorni tra il 1994 e il 1995. Gennady Padalka è invece la persona con il massimo record cumulativo: ben 879 giorni. Franklin Chang-Diaz e Jerry L. Ross invece hanno il record per quanto riguarda il numero di missioni, con sette missioni alle spalle, in entrambi i casi grazie al programma Space Shuttle. Gli astronauti italiani sono stati finora sette: Franco Malerba, Maurizio Cheli, Umberto Guidoni, Roberto Vittori, Paolo Nespoli, Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti. Inoltre, dal 1957 fino a dicembre 2021 sono stati lanciati 6.170 razzi (esclusi i fallimenti) e 12.450 satelliti, con la previsione che nei prossimi anni se ne lanceranno diverse altre decine di migliaia.

Oggi si aprono nuovi orizzonti che coinvolgono ogni segmento della società. La ricerca spaziale, infatti, non è soltanto un corpus di conoscenze specifico, ma si sviluppa come un meta-paradigma: in questo settore è necessario intersecare diverse discipline per far progredire la ricerca scientifica, le tecnologie, le applicazioni utili per la società e per lo sviluppo dell’economia. Affrontare nuove sfide e porsi obiettivi ambiziosi, infatti, ci impone di aprire la mente e di trarre vantaggio dal meglio che possono offrire diversi campi del sapere: dall’ingegneria aerospaziale alla medicina, dalle scienze planetarie all’astrofisica, dal management alla psicologia.

Guardando al futuro, l’economia dello spazio ha la possibilità di far nascere interi nuovi settori: si pensi ad esempio al turismo spaziale: ci sono state già alcune decine di “astronauti privati” o astro-turisti che hanno avuto modo di partecipare a voli orbitali o sub-orbitali. Il progetto del futuro spazioporto localizzato a Grottaglie, sembra indirizzare anche l’Italia nella stessa direzione.

Oggi possiamo immaginare anche altre nuove frontiere, che vanno dall’estrazione mineraria effettuata sugli asteroidi fino alla manifattura in orbita, dall’applicazione della robotica e dell’intelligenza artificiale ai satelliti, ai veicoli e alle stazioni spaziali, fino alle ambiziose nuove missioni previste verso la Luna e verso Marte. Per non parlare delle frontiere della scienza come l’osservazione sempre più accurata dell’Universo, il lancio di sonde per l’esplorazione dello spazio profondo e la ricerca di altre forme di vita. L’economia e la ricerca spaziali possono quindi essere un ottimo laboratorio per reinterpretare e cambiare positivamente la società: sono coinvolti sia il settore pubblico che quello privato, è stimolata la collaborazione internazionale, si attinge allo stato dell’arte della scienza e della tecnologia in tutte le sue declinazioni, dall’astronautica alla  medicina, portando alla creazione di prospettive trasversali e interdisciplinari. Da un lato, sotto molti punti di vista si attinge al meglio delle speranze e delle ambizioni della specie umana. Dall’altro lato, come per altre tecnologie chiave, non si deve dimenticare che molte di queste frontiere tecnico-scientifiche sono legate alla competizione militare e che quest’ultima verosimilmente inciderà sulla collaborazione.

Per questo abbiamo voluto affrontare la space economy insieme alla geopolitica dello spazio: entrambe compongono il contesto attuale dei cancelli del cielo.

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In alto, immagine di Roger Soubie, The First Men in the Moon, 1964.

Alessandro Aresu; Raffaele Mauro

Alessandro Aresu è direttore scientifico della Scuola di Politiche e consigliere scientifico di Limes. Autore e curatore di diversi volumi, tra cui L’interesse nazionale. La bussola dell’Italia (con Luca Gori, 2018) e Le potenze del capitalismo politico. Stati Uniti e Cina (2020), lavora come consigliere e dirigente per varie istituzioni. Tutte le sue opinioni sono strettamente personali.

Raffaele Mauro è General Partner in Primo Space, fondo di venture capital specializzato nella space economy e nel deep tech. Già Managing Director di Endeavor Italia, si è formato tra Harvard, Bocconi e la Singularity University. Membro della Kauffman Society of Fellows e degli Amici di Aspen, serve in diversi consigli di amministrazione. Tra le varie pubblicazioni, ha scritto per Harvard Business Review Italia ed è autore dei libri Hacking Finance (2016) e Quantum Computing (2018).