Governo e management sono riusciti a raggiungere spesso i rispettivi obiettivi con grande efficacia nell’ultimo secolo contribuendo all’ordine, alla crescita e alla diffusione del benessere, ma è evidente, al tempo stesso, che i meccanismi del potere e dell’organizzazione che sono alla loro base si muovono sempre sull’orlo della libertà e dell’autonomia. La tendenza a schiacciare il conflitto, il pluralismo, la libertà e la società è sempre insita nelle potenzialità dello Stato; quella alla misurazione, alla standardizzazione, al conformismo e alla gerarchia è sempre propria delle visioni manageriali.
La loro combinazione nel corso dei secoli ha dato vita al Minotauro, che ha raggiunto la sua massima capacità culturale, politica ed economica alla fine del Ventesimo secolo. Ma è una strana bestia questo Minotauro che ha attraversato ideologie, totalitarismi, crisi e trionfi uscendone sempre indenne e sempre rinnovato. Esso sembra rappresentare lo spirito faustiano, demoniaco, della tarda modernità, dimenandosi tra il massimo del benessere e dello sviluppo e il massimo del controllo e dell’obbedienza. La storia di questa relazione tra governo e management, la storia di quest’ibrido, però non finisce con il Ventesimo secolo e, soprattutto, affonda le proprie radici storiche in un tempo molto antecedente al Novecento. L’obiettivo di questo libro è stato appunto quello di partire dalle origini per cercare di comprendere dove siamo oggi e dove forse andremo domani. Sempre in compagnia di un Minotauro che cambia il proprio aspetto, ma sempre popola il labirinto della nostra storia.
Non è un caso che ancora oggi stabilità e produttività, le due grandi promesse del governo e del management, siano sempre due termini tra i più inflazionati del lessico occidentale. Non è un accidente nemmeno la continua ricerca, da parte delle élite politiche, di tecniche manageriali da importare e far funzionare nel settore pubblico e quella delle élite manageriali di influenzare i processi decisionali della politica al fine di avere una regolazione e riforme a essi favorevoli. Ciò non significa che un governo possa e riesca a funzionare come una azienda oppure che gli obiettivi di un governo siano sempre sovrapponibili a quelli degli attori economici. Spesso queste credenze sono illusioni oppure materiale per teorie del complotto. Ciò che invece appare innegabile è un certo isomorfismo tra governo e management, una corrispondenza che si traduce in una influenza reciproca. Proprio perché la radice di entrambi, pur diversamente rivestita, attiene all’organizzazione e al potere.