Cosa c’è di più bello e sublime della Terra vista dal cielo? Un pensiero del genere deve aver attraversato anche la mente eccelsa di Immanuel Kant, che alle forme di vita extraterrestri dedicò pagine tanto enigmatiche quanto evocative. Vero pensatore del limite, Kant intuiva che, per comprendere il nostro mondo e le nostre vite, tanto banali quanto complicate, sarebbe stato necessario assumere un punto di vista del tutto alieno rispetto al nostro. In questo libro, Peter Szendy si chiede se, in un’epoca in cui il turismo cosmico e le conquiste dello spazio sono a un passo dall’essere realtà quotidiana, non abbia senso riscoprire quell’antico punto di vista e provare a utilizzarlo per decifrare e comprendere la nostra esistenza in comune.
Una alienologia ragionata
Paragonabile a una immaginaria “Critica della ragione celeste”, o al “Terra, mare e cielo” che Carl Schmitt, naturalmente, non ha mai scritto, Kant e gli extraterrestri è un libro indispensabile per tutte le persone che non si accontentano di volgere lo sguardo al cielo ma sognano, grazie al più potente propulsore mai esistito – la capacità di pensare – di salire lassù e comprendere che il nostro pianeta e le forme di vita che lo abitano non sono altro che frammenti della stessa, grande immensità intergalattica. ”Sì, Kant parlava di extraterrestri” – tiene a sottolineare l’autore – e lo ha fatto per uscire dal nostro pensiero umano, limitato. Lo ha fatto con la forza e il rigore del pensiero dialogico-filosofico, ma lo ha fatto anche grazie all’immaginazione. Pagine intense che descrivono marziani o venusiani con una tale attenzione ai dettagli da renderli quasi tangibili. Il filosofo di Königsberg si è spinto fino a proporre una sorta di teoria comparativa o di classificazione di questi esseri che vivono su altri pianeti – una sorta di alienologia ragionata. Tuttavia, al di là di questa scoperta, una domanda continua a risuonarci, in attesa di una risposta: che cosa può aver portato Kant a speculare in una maniera simile su queste forme di vita sconosciute a noi Terreni? L’enorme portata delle sue speculazioni, ciò che le rende più che mai attuali, risiede nel loro legame, diretto e strutturale, con le implicazioni cosmopolitiche del suo pensiero. In altre parole, con quella che oggi saremmo tentati di definire globalizzazione.
«Che Kant credesse o meno negli omini
verdi, questo libro è un contributo essenziale a un campo di studi in vertiginosa crescita»
JOURNAL OF THE FANTASTIC
IN THE ARTS
«Szendy traccia l’affascinante sentiero che conduce da Schmitt a Kant passando per la fantascienza e Derrida, e mostrando come un pensiero autenticamente cosmopolita non possa prescindere dalla
capacità di immaginarsi l’altro, ciò che viene da fuori»
DANIEL HELLER ROAZEN